Segnaliamo la Delibera del 12 aprile 2025 con la quale la Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane, a seguito dell’entrata in vigore del Decreto legge 11 aprile 2025, n. 48, recante “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario”, ha dichiarato l’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale per i giorni 5, 6 e 7 maggio 2025. 

In breve, il comunicato: “Decreto sicurezza: inutile introduzione di nuove ipotesi di reato, molteplici sproporzionati e ingiustificati aumenti di pena, introduzione di aggravanti prive di alcun fondamento razionale, sostanziale criminalizzazione della marginalità e del dissenso, introduzione di nuove ostatività per l’applicazione di misure alternative alla detenzione, consequenziale aumento della popolazione carceraria, ulteriore aggravio del fenomeno del sovraffollamento, insufficienza degli interventi per ridurre sia il sovraffollamento carcerario in crescita progressiva sia il tragico fenomeno dei suicidi in carcere che ha raggiunto il numero record nel 2024. L’Unione delibera l’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale per i giorni 5, 6 e 7 maggio 2025”.

Ricordiamo, infine, che il 9 Aprile scorso anche l’Associazione italiana dei Professori di Diritto penale si è espressa sul ‘pacchetto sicurezza’, varato con decretazione d’urgenza.

Il comunicato dell’Associazione è stato pubblicato nei scorsi giorni su q. Rivista.  

Nel concludere questa breve nota, teniamo a evidenziare come il contenuto del cit. Decreto, invece di porsi in sintonia con un programma di riforma della giustizia in senso democratico, manifesta nel suo complesso e nelle singole norme una matrice securitaria e autoritaria, caratterizzata da uno sproporzionato e ingiustificato rigore punitivo nei confronti dei fenomeni devianti meno gravi ed ai danni dei soggetti più deboli, caratterizzandosi per l’introduzione di una iniqua scala valoriale, in relazione alla quale taluni beni risultano meritevoli di maggior tutela rispetto ad altri di eguale natura, in violazione del principio di ragionevolezza, di eguaglianza e di proporzionalità.