Il 25 Aprile del 1974, venti minuti dopo la mezzanotte, Radio Renascença trasmette Grândola, Vila Morena,l’inno alla libertà scritto dal cantautore José “Zeca” Afonso. Inno proibito dal regime portoghese.

È il segnale: i giovani militari guidati dai Capitães de abril arrestano i loro superiori, liberano i detenuti nella famigerata prigione politica di Peniche e iniziano ad occupare l’aeroporto di Lisbona, la televisione e il Terreiro do Paço, la piazza simbolo della dittatura. Finisce così, mentre le strade sono invase dalla folla festante, uno dei regimi più duraturi e in apparenza solidi d’Europa.

È la Revolução dos Cravos (Rivoluzione dei garofani): da subito infatti i garofani, infilati nelle canne dei fucili, diventano il segno distintivo degli insorti, prefigurando al tempo stesso un vero e proprio programma politico.

In Portogallo la democrazia mancava dal 1925, allorché un colpo di Stato militare aveva abbattuto il debole governo della I^ Repubblica portoghese, instaurata 16 anni prima. In seguito, nel 1933, António de Oliveira Salazar, all’inizio ministro delle finanze nel governo golpista, fondò l’Estado novo secondo il modello monopartitico e corporativo mutuato dal fascismo. Un regime che sull’esempio del franchismo si tenne alla larga dalla seconda guerra mondiale, ma che per ancora trent’anni dopo la fine della guerra volle mantenere un immenso e assurdo impero coloniale.

Così proprio in seno ai militari e in particolare tra i giovani ufficiali subalterni, l’élite tecnica e in parte culturale di una società con un tasso di analfabetismo del 25%, crebbe il malcontento contro un governo sempre più debole e incapace, soprattutto dopo la malattia e la morte di Salazar nel 1970.

Questa vicenda è ora raccontata da Maria Inácia Rezola, nel libro “La Rivoluzione dei Garofani in Portogallo. 25 Aprile 1974”, tradotto da Francesco Ambrosini per i tipi di Mimesis.

“Il 25 aprile 1974 la dittatura che opprimeva il Portogallo da quasi cinquant’anni viene abbattuta con un’azione fulminea condotta da reparti militari. Sono i loro ufficiali intermedi, i “Capitães de Abril”, a far scattare l’insurrezione che si converte in una rivoluzione di popolo. Viene così innescato un processo di trasformazione che durerà alcuni anni, con la fine dell’impero coloniale, la riconquista di uno spazio politico dei partiti, l’emergere dei movimenti di massa nelle città e nelle campagne. È un periodo di transizione con forti tensioni e contrapposizioni tra i diversi settori della società, e anche tra i militari, che permetterà al Portogallo di emanciparsi dal suo passato autoritario per diventare una moderna democrazia”.

Maria Inácia Rezola ricostruisce i fatti dando voce ai protagonisti. Racconta come si è arrivati alla caduta del regime dittatoriale e fa conoscere che cosa è avvenuto dopo quella giornata storica, negli anni successivi, passando dal ruolo chiave delle Forças Armadas al nuovo assetto istituzionale. Attraverso le testimonianze, i documenti ufficiali, i mezzi d’informazione, fa emergere le dinamiche politiche e   sociali, oltre alle differenti visioni e strategie, che hanno caratterizzato il percorso rivoluzionario.